Dopo aver raccolto informazioni durante la fase di empatia, il Design Thinking prosegue con la fase di definizione, in cui i dati raccolti vengono analizzati e organizzati per individuare il problema principale da risolvere. Questa fase rappresenta un ponte tra l’esplorazione dei bisogni degli utenti e la creazione di soluzioni mirate.
La fase di definizione consiste nel sintetizzare le informazioni emerse durante la fase di empatia per creare una chiara e condivisa comprensione del problema che si vuole affrontare. Qui il team traduce osservazioni e intuizioni in una definizione del problema centrata sull’utente.
L’obiettivo principale è garantire che il problema identificato sia:
Centrato sull’utente: riflette le reali esigenze delle persone.
Specifico: chiarire cosa risolvere senza essere troppo generico o ampio.
Ispiratore: stimolare la creatività per la generazione di idee nella fase successiva.
1. Dare chiarezza al problema perché, spesso, il problema inizialmente percepito non è quello reale: la definizione consente di andare oltre le apparenze, individuando le cause profonde delle difficoltà degli utenti.
2. Evitare soluzioni poco mirate senza una chiara definizione, rischia di sviluppare idee che non rispondono ai bisogni autentici.
3. Allineare il team con una definizione condivisa del problema aiuta tutti i membri del gruppo a lavorare verso un obiettivo comune, riducendo ambiguità e conflitti.
4. Focalizzarsi sulle persone assicura che il processo creativo rimanga centrato sugli utenti finali, evitando di cadere nella trappola di progettare solo per motivi personali o soggettivi.
La definizione del problema avviene attraverso un processo strutturato, che si articola in diverse attività:
1. Raccogliere e organizzare i dati
Dopo la fase di empatia, è importante rivedere le informazioni raccolte (interviste, osservazioni, feedback) per identificare temi ricorrenti, schemi e insight significativi.
Gli strumenti utili includono:
Affinity diagram: Raggruppa le osservazioni in categorie basate su similarità.
Mappe mentali: Aiutano a esplorare relazioni tra idee e bisogni.
2. Identificare “insight” chiave
Un insight (visione interna) è una comprensione profonda che emerge dall’analisi dei dati. Ad esempio, invece di limitarsi a osservare che "gli utenti trovano l’interfaccia confusa", un insight potrebbe essere: "Gli utenti si sentono sopraffatti perché l’interfaccia mostra troppe opzioni contemporaneamente."
3. Creare una problem statement (descrizione concisa del problema che deve essere risolto)
Una volta individuati i bisogni e gli insight chiave, si formula il problema centrale che guiderà le fasi successive. Una buona problem statement:
È centrata sull’utente, non sul prodotto o sulla tecnologia.
È descritta in modo positivo, stimolando la ricerca di soluzioni.
È chiara e concisa.
Un esempio di problem statement efficace potrebbe essere:
I genitori con lavori a tempo pieno hanno difficoltà a trovare attività educative per i loro figli dopo la scuola. Come possiamo aiutarli a identificare rapidamente opzioni accessibili e di qualità?
4. Utilizzare la tecnica "How Might We" (HMW)
Per tradurre la problem statement in domande stimolanti, si usa spesso la formula "Come potremmo...?" (HMW). Questo approccio apre la strada alla generazione di idee creative. Ad esempio: "Come potremmo rendere la ricerca di attività per bambini più semplice e intuitiva?"
Immaginiamo un team che sta lavorando a una soluzione per migliorare l’esperienza di acquisto in un supermercato. Durante la fase di empatia, emerge che molti clienti si sentono frustrati perché non trovano facilmente i prodotti che cercano.
Durante la fase di definizione, il team analizza i dati raccolti e individua alcuni insight:
I clienti che hanno poco tempo spesso non trovano gli articoli rapidamente.
Le persone trovano difficile navigare tra corsie non organizzate in modo intuitivo.
Con questi insight, il team formula una problem statement:
I clienti del supermercato vogliono trovare i prodotti di cui hanno bisogno in modo rapido ed efficiente. Come possiamo aiutarli a orientarsi meglio durante lo shopping?
Questo problema centrato sull’utente apre la strada alla generazione di idee creative, come una nuova mappa del negozio o un’app per la ricerca dei prodotti.
Strumenti utili nella fase di definizione
Empathy Map: Per sintetizzare ciò che l’utente dice, pensa, sente e fa.
User Personas: Rappresentazioni realistiche degli utenti basate sui dati raccolti.
Customer Journey Map: Per identificare i punti critici nell’esperienza dell’utente.
5 Whys (Cinque Perché): Per approfondire le cause di un problema attraverso una sequenza di domande.
5 Whys è un metodo che consente di esplorare le relazioni causa-effetto di un problema, attraverso una semplice domanda. Il fine di applicare le cinque domande è determinare le cause profonde (root causes) dell’eventuale difetto.
Sfide della fase di definizione
1. Rimanere focalizzati sull’utente: È facile farsi distrarre da obiettivi aziendali o tecnici, perdendo di vista le esigenze reali degli utenti.
2. Sintetizzare i dati: Passare dalle osservazioni a una problem statement chiara richiede pratica e attenzione.
3. Equilibrio tra specificità e flessibilità: Un problema troppo ristretto potrebbe limitare la creatività, mentre uno troppo ampio potrebbe risultare poco gestibile.
La fase di definizione è cruciale nel Design Thinking perché fornisce una direzione chiara e condivisa per l’intero processo. Identificare un problema reale e formulare una problem statement centrata sull’utente aiuta a garantire che ogni soluzione successiva sia efficace e rilevante.
Solo attraverso una definizione solida è possibile passare alla fase successiva (ideare), con la certezza di lavorare su ciò che conta davvero.